Atre Furie, volate a me!

Pochi personaggi sono controversi come Medea, ossessionata dalla vendetta verso Giasone, per il quale è arrivata a tradire il padre e uccidere il fratello e dal quale è stata abbandonata quando non aveva più bisogno di lei. Ma è anche la madre tenera di due bambini innocenti sui quali piombano le colpe del padre. Per il re Creonte è l’“empia donna fatale, fosca maga crudele”, mentre lei stessa rivolgendosi a Giasone si descrive come “dei tuoi figli la madre […] vinta e afflitta, fatta trista per te”. La immaginiamo struggersi, combattuta tra l’amore per i suoi figli e il rancore per il loro padre “Io sono madre e li lascio in vita? […] Pei figli di Giason potrei aver pietà?”, mentre sale la gradinata che conduce al tempio, accompagnata da una litania di tirsi che la conducono al tragico, efferato gesto finale.

La decorazione è realizzata dagli allievi della scuola di composizione floreale occidentale SIAF, nell’ambito corso che include il tirso nel suo programma didattico. I festoni vegetali che collegano i tirsi sono invece una libera citazione dei monili e delle acconciature di Maria Callas nella Medea cinematografica.

I materiali vegetali utilizzati per i tirsi sono coni di Pinus Pineaster, Rosa “Avalanche”, Laurus nobilis, Thuja occidentalis, Hedera helix e Punica granatum, mentre nei festoni sono stati impiegati Aesculus hippocastanum, Carpinus betulus, coni di Thuja, Cedrus Libani atlanticus, aghi di Pinus pineaster, Cupressus sempervirens, Larix decidua, Pinus mugo, Chamaerops humilis,  Ginko biloba e semi di Nelumbo nucifera.

Il mito di Medea, in tutte le sue contraddittorie sfaccettature, è stato ripreso in opere letterarie, musicali e artistiche in tutti i tempi e da autori diversissimi, da Euripide a Eugène Delacroix, Christa Wolf e Lars von Trier. Di impianto tipicamente neoclassico e senza concessioni alla fluente melodia italiana, in Francia la severa opéra-comique di Luigi Cherubini godette di un clamoroso successo per l’impianto musicale e la profonda caratterizzazione psicologica dei personaggi fin dalla sua prima rappresentazione nel 1797. In Italia invece, si dovette aspettare Maria Callas per farla apprezzare al pubblico.

Colpito dalla Callas, che univa straordinarie capacità vocali a doti espressive attoriali non comuni tra i cantanti lirici, Pier Paolo Pasolini volle narrare la tragedia di Medea in un  film nel 1969, in cui chiamò proprio la soprano come protagonista per la sua mirabile capacità interpretativa. Nonostante il calibro di regista e cast, l’opera non ricevette critiche positive, anche se il riconoscimento per la Callas attrice fu unanime.